L’indoeuropeo è esistito davvero?

L'albero dell elingue di Minna Sundberg

Famiglie linguistiche e alberi genealogici: realtà storica o modello teorico?

L’enigma dell’indoeuropeo

Quando parliamo di lingua indoeuropea, evochiamo una madre mitica da cui si sarebbero sviluppate dozzine di lingue: dal sanscrito al greco, dal latino all’ittita, fino agli idiomi germanici, slavi e persino all’albanese. Ma questa lingua è mai esistita davvero?

La risposta breve è: non lo sappiamo con certezza. Non esiste alcun documento scritto in “indoeuropeo”. Quello che chiamiamo proto-indoeuropeo è una ricostruzione teorica, frutto di un lungo lavoro comparativo svolto da linguisti sin dal XIX secolo.

Un modello genealogico utile ma imperfetto

Il concetto di famiglia linguistica, modellato sull’albero genealogico darwiniano, ha dominato la linguistica storica per decenni. È utile per descrivere le affinità tra lingue nel tempo, ma può risultare fuorviante se preso troppo alla lettera.

Ad esempio, il sanscrito vedico, parlato in India oltre tremila anni fa, presenta tratti straordinariamente conservativi del presunto indoeuropeo, ed è stato uno dei pilastri della sua ricostruzione. Ma al tempo stesso, l’ittita, documentato in Anatolia nel II millennio a.C., mostra caratteristiche così arcaiche e divergenti da suggerire che l’indoeuropeo fosse già molto frammentato anche alle sue origini.

E poi c’è l’albanese, un caso affascinante: lingua indoeuropea isolata, priva di lingue sorelle dirette, ma che conserva tratti fonologici e morfologici peculiari. È un esempio perfetto di come i rami dell’albero genealogico possano essere più intricati di quanto il modello suggerisca.

Astrazione teorica o realtà perduta?

Il proto-indoeuropeo è una ricostruzione retrospettiva: attraverso la comparazione sistematica di parole, morfemi e strutture grammaticali, i linguisti hanno ipotizzato un sistema originario comune. Ma è corretto pensare a questa lingua come a una realtà storica?

La maggior parte degli studiosi concorda sul fatto che ci sia stato un insieme di dialetti simili, parlati probabilmente nella steppa pontico-caspica circa 5.000 anni fa. Ma la nozione di “una lingua unitaria” è probabilmente un’idealizzazione. Quel che esisteva era una costellazione di parlate affini, che mutavano nel tempo e nello spazio.

Alternative al modello dell’albero

Negli ultimi anni, linguisti e antropologi hanno proposto modelli alternativi, come quello a onda (wave theory), che descrive la diffusione dei tratti linguistici come cerchi concentrici in uno stagno, sovrapposti e mutevoli.

Anche le metafore biologiche più complesse, come la rete o il mosaico, sembrano più adatte a descrivere la realtà dinamica delle lingue, specie nei contesti di bilinguismo, contatto e ibridazione.

Conclusione: una finzione utile

L’indoeuropeo probabilmente non è mai esistito come lingua parlata in senso stretto, ma la sua ricostruzione è una delle più grandi conquiste della linguistica storica. È un modello teorico potente, una bussola per orientarsi nel caos della diversità linguistica.

E gli esempi concreti — dal sanscrito rituale dei Veda, all’albanese contemporaneo, passando per le tavolette ittite — ci ricordano che le lingue reali sono sempre più complesse dei modelli che usiamo per capirle.

📚Riferimenti bibliografici per approfondire

  • Meillet, AntoineIntroduzione allo studio comparativo delle lingue indoeuropee (1903)
  • Luraghi, SilviaIntroduzione alla linguistica storica (Carocci, 2006)
  • Ranke-Graves, RobertThe White Goddess (Faber & Faber, 1948)
  • Giacalone Ramat, Anna & Ramat, PaoloLe lingue indoeuropee (Il Mulino, 2001)

L’immagine in copertina è L’albero delle Lingue, di Minna Sundberg.

Valentina Becattini – Tuo Editor e…