“Il Divoratore d’Ombra. Saga della Corona delle Rose. Vol. 1”, di Gianluca Villano

Il Divoratore d’Ombra. Saga della Corona delle Rose. Vol. 1, di Gianluca Villano, edito dall’autore, il 19 febbraio 2016, 294 pagine

FANTASY

Gianluca Villano ha partecipato con alcune poesie a delle antologie curate da Giuseppe Aletti Editore, e ha pubblicato i romanzi fantasy “La Rosa dei Nirb” (ed. I Fiori di Campo, 2002), “Il Muro d’Ombra” (ed. I Fiori di Campo, 2005) e “Il Sigillo dell’Unicorno” (ed. Il Filo, 2008), che ha ricevuto una menzione d’onore da parte dell’Accademia Internazionale Il Convivio, Premio Poesia Prosa e Arti Figurative 2009.

“Il Divoratore d’Ombra” è il primo volume della Saga della Corona delle Rose, della quale sono stati pubblicati “L’Obelisco dei Divoratori. Vol. 2” e “La Stirpe dei Divoratori. Vol. 3”

Crios e Logren sono cresciuti insieme nell’Asher, l’asilo delle Levatrici nella città di Muelnor, nel continente di Arbor, il loro legame è forte e la città prosegue la sua vita variegata ospitando abitanti di varie razze, seguaci di culti disparati. Ma il paese è assoggettato a una tradizione crudele e ingiusta, che viene rinnovata al prezzo di vite innocenti. Una volta ogni 40 giorni un Oblato del culto degli Esaminatori viene trasfigurato in Divoratore. Ogni 40 anni, attraverso una cerimonia solenne nel tempio della società dell’Haorian, l’Uomo-Dio trasfigura un ragazzo in Divoratore d’Ombra: un essere di puro odio, il più devastante che si possa creare. Crios è un Oblato e sa di essere il prescelto per la cerimonia della Trasfigurazione, che stavolta è stata anticipata misteriosamente di un decennio. I cupi presentimenti di Logren, rafforzati da manifestazioni soprannaturali, lo metteranno in allarme. Scoprirà che il suo destino è strettamente legato a quello dell’amico e sarà chiamato a prendere una posizione per sconfiggere la minaccia che incombe sul futuro dell’intera città.

Il ritmo è sostenuto; una corsa incessante alla ricerca della cosa giusta da fare, dove non mancano momenti adrenalinici che tengono il lettore con il fiato sospeso. L’avventura fa da contraltare al tormento interiore, ben riflesso dall’atmosfera generale cupa e decadente, che trasuda da alcune zone della città. Logren è il protagonista di un percorso introspettivo dove sogni e ricordi si alternano in un’inquieta nostalgia che lo condurrà a una crescita, in tal senso il romanzo ha in sé aspetti del genere di formazione.

In un luogo che sembra contaminato dai disvalori, l’autore pone al centro i legami affettivi, in particolare l’amicizia tra Crios e Logren, che è il motore principale di tutte le vicende.

“Oblati, Custodi, Ancelle, Divoratori, erano un’atrocità! Come si poteva stare in un mondo così ed essere ciechi di fronte al dolore?
Avesse potuto gridare la sua frustrazione, la terra avrebbe tremato per la sua indignazione.
Ma cosa era successo per fargli cambiare idea su tutto? Il velo del disincanto si era lacerato quando si era reso conto di stare per perdere l’unico amico che gli era rimasto”

I luoghi descritti con dovizia di particolari e di odori, e la grande quantità di nomi (di quartieri della città, di etnie, di culti religiosi e di incarichi) rende ben riuscito lo sforzo dell’autore di offrire al lettore un mondo ricreato in ogni dettaglio, coerente in ogni suo elemento, retaggio dell’esperienza di decenni che Gianluca Villano ha come ideatore di campagne di giochi di ruolo.

“Su Arbor l’inverno è rigido per il corpo quanto per lo spirito, perché dall’Universo spira il Vento dell’Haor, un vento dai toni di un cupo turchese,
percepibile a occhio nudo nelle regioni dove il male è più forte. La sua influenza favorisce odio e violenza, a esso si contrappone il Vento Mistico della primavera”

Lo stile è corposo, dominato da frasi elaborate che predispongono il lettore all’autoanalisi, ponendosi a fianco di Logren, in un percorso mistico-onirico velato da una drammatica urgenza.

“Dal vuoto senza nome del regno dei sogni, Logren si destò così repentinamente che l’eco di un fragile sussurro rimase impresso nel mondo del tangibile.
“Cupa tenebra che mi opprimi, sepolcrale silenzio che attanagli il mio cuore … qui nel vuoto mi lasci, in agonia, a desiderare la morte…”.
Parole pronunciate dalla voce di una giovane donna, implorante, disperata. Logren prese confidenza con la realtà con un senso crescente d’agitazione, si sentiva confuso e non aveva memoria degli avvenimenti della scorsa notte.”

Oltre alla prefazione che offre uno spaccato della storia del genere fantasy (ivi contestualizzando Il Divoratore d’Ombra), una nutrita schiera di testi secondari completa il romanzo e gli conferisce ulteriore concretezza.

Due mappe aiutano a orientarsi nel mondo di Arbor; un glossario permette di non perdersi tra le definizioni di un mondo così originale; l’elenco di tutti i personaggi chiamati per nome e dei loro ruoli nelle vicende narrate sostiene la memorizzazione.

Dulcis in fundo, Le Cronache di Arbor secondo il calendario delle Rune, una cronologia ben sviluppata dall’anno zero al 54607 che lascia intravedere l’ampiezza di un mondo con una solidità temporale matura al punto giusto per ospitare una costellazione di episodi e di racconti satelliti che ruotano attorno alla trama principale. Le storie spin off, come “Il Destino del Discepolo” o “L’ancella di Crios” (pubblicata sul blog di arte e cultura Appunti di Vita, che vi invito a leggere cliccando qui), lo dimostrano concretamente.

Il mondo ideato da Gianluca Villano merita di essere esplorato. L’incanto promesso verrà sicuramente onorato, e resteremo piacevolmente sorpresi quando, accompagnando i personaggi, ci accorgeremo di andare, in realtà, alla scoperta di noi stessi.

di Valentina Becattini – Tuo Editor e…

“Balia Bufera. Il Gelo è più dolce della Vita” di Alessandro Fantini

Balia Bufera. Il Gelo è più dolce della Vita, Alessandro Fantini, Lulu, 2017, 224 pagine

FANTASY DI FORMAZIONE

 

Alessandro Fantini, in arte AFAN VAN SANGRE, è un artista multimedianico dedito sin dall’infanzia alla commistione sperimentale di varie forme espressive (dal fumetto alla narrativa, dalla pittura alla musica e al video).

Nel 1992 scrive il suo primo romanzo gotico “Le colline di Laurie” influenzato da Edgard Allan Poe, H.P. Lovecraft e Maupassant. Nel 2007 pubblica il romanzo fantasy “Endometria – Il seme della carne” presentato alla Fiera del Libro di Torino.

Tra le sue numerose pubblicazioni ricordiamo le raccolte di racconti “Amorgue – Racconti dal Profondo Eros” (2008) e “Sylphie – Storie di Deliri, Delizie e Deiezioni” (2010); i romanzi “Cavalli marini sotto sclerotica” (2009), “Piercing d’Autunno”, “Nell’alba dell’Estuario” e “Le Notti alla Masseria Verla”; la raccolta di poesie “Precambriano con vista sul mare” (2009); e l’antologia di storie a fumetti “Linea Gustav” (2011).

In copertina:
Alessandro Fantini “La Lama dell’Albino”, olio su tela, 40×50 cm. (2017)

In un piccolo carcere, i ventenni Patrizio, Tonio e Fabiano pagano le conseguenze di un furto andato storto in un supermercato di Ferzano. Patrizio è un ragazzo riflessivo che ha partecipato alle rapine perché “troppo intossicato dalla paura e dalla vertigine del rischio per tornare all’insipida vita di tutti i giorni”, piuttosto che per una reale attitudine a delinquere; così sconta rapidamente la sua pena e viene assegnato ai servizi sociali nella casa famiglia Santa Pelva, azienda agricola costruita su un altopiano di montagna lontana dalla civiltà.
Il ragazzo capisce ben presto che nemmeno quella nuova vita in comunità può dare un significato alla profonda solitudine che da sempre si porta dentro. Ma le cose cambieranno dopo una visita al vicino Monte Crura, misterioso borgo di vecchie case apparentemente disabitate, che ogni diciassette anni viene sepolto da eccezionali bufere di neve.

Le inquietudini di Patrizio, dovute al suo passato, prenderanno forma nella figura di Greta, diciottenne confinata, insieme agli abitanti del borgo, in una ibernazione temporale custodita da enigmatiche entità. Si scopriranno entrambi prigionieri dei propri fantasmi, in una rivelazione che forse nasconde anche l’unica possibilità di evadere dai confini protetti da secoli dalla “Lama dell’Albino”.

L’autore si è ispirato all’altopiano innevato di Quarto Santa Chiara, in Abruzzo, e al paese di Pescocostanzo (per le descrizioni di Monte Crura), alle illustrazioni di Gnomi di Rien Poortvliet e a “Il popolo bianco” di Arthur Machen.

Come suggerisce l’autore stesso nell’introduzione, Balia Bufera è un libro da leggere fino in fondo con attenzione, non per intrattenersi o distrarsi, piuttosto per addentrarsi in profondità nei meandri che spesso evitiamo di proposito, un libro per sondare la propria autostima e riflettere sulle visioni surreali che il nostro inconscio può partorire quando si cerca la propria strada, in un mondo che non ci capisce, e che non capiamo.

La voce di Patrizio racconta in prima persona la storia, percorrendo la linea temporale più volte avanti e indietro per evocare ricordi che raccontano tutto di lui. L’approfondimento introspettivo che caratterizza la prima parte del romanzo, intitolata Balia, fa affiorare nel lettore una compassione assoluta. Patrizio si chiede quale senso abbia la sua vita, in un mondo che lo ignora, senza affetti né persone che credano in lui. Buie lacune del suo passato lo perseguitano e sigillano il suo vuoto affettivo.

“Tutto solo nella mia cameretta, un Diabolik tra le mani, mi chiedevo se avrei mai trovato la mia Eva Kant, terrorizzato dal riuscire solo a rispondermi che no, lì a Ferzano e forse anche altrove, per me ci sarebbero stati sempre sguardi gelidi, formali cenni della testa e occhiate di glaciale compassione”

Nella seconda parte del romanzo, intitolata Bufera, la voce di Greta si aggiunge al dialogo in prima persona direttamente con il lettore. Qui l’elemento fantastico e visionario emerge prepotentemente e suggerisce un movimento che contrasta con l’immobilità interiore della prima parte. Il cambiamento esiste, metaforico o reale non fa differenza, e si trascina dietro la speranza di avere una seconda opportunità.

“I Valkoi donavano e conservavano.
Trascinati verso le altezze dei duomi di ghiaccio che si ergevano tra le pieghe della notte nevosa, le loro strofe erano unguenti, le loro danze canti di conforto.

Valkoi promettevano e custodivano.
Non aveva importanza che la vita fosse destinata ad esaurirsi.
Restava pur sempre un angolo di terra in cui trapiantare gli arbusti recisi. Prodiga per loro si faceva la notte incarcerata dai barbagli della luna in fiamme. La spuma del mare era brina sospinta dalle bufere sui coppi dei tetti che a sera mutavano nei bianchi bachi dei nidi di vespe. I cori dei bimbi mai nati gorgogliavano sotto lastre di ghiaccio vetroso, pesanti di dolorosa dolcezza. Le mura alte e materne erano branchie di manta che fluttuavano attorno alle mura più fragili assemblate dagli uomini.”

Il ritmo è scandito dai ricordi e dalle riflessioni, gli eventi sono valorizzati e sostenuti da minuziose rappresentazioni come in un’architettura naturale. Il lessico è estremamente vario, lo stile è caratterizzato da bizzarre astrazioni, metafore tanto azzardate quanto evocative. L’autore padroneggia il potere delle parole con profonda maestria; trasforma le descrizioni in azioni, la stasi in dinamismo, come un alchimista che dalla pietra tira fuori l’oro.

Alessandro Fantini offre un’esperienza di lettura unica e mai scontata, dove niente è prevedibile. Può risultare a tratti incomprensibile, per chi si ostina a rimanere ancorato a una visione granitica di realtà; ma tutto cambia, anche davanti ai nostri occhi, e se accettiamo che le visioni diventino reali, allora sì, allora possiamo apprendere molto. Quando un treno che sfreccia in una valle innevata diventa una lama che silenziosa scivola nel gelido candore, allora diventa tutto chiaro.

di Valentina Becattini – Tuo Editor e…

“Il tempio della Rosa” di Daniele Bello

Il tempio della Rosa, Daniele Bello, Astro Edizioni 2020, 144 pagine

letteratura per ragazzi

 

Daniele Bello, avvocato, è responsabile Customer Relation per Toyota Motor Italia Spa.
Ha scritto la serie “Racconti senza tempo” (bifrost.it), “Mitologia ellenica”, “Mitologia romana” e “Memorie di un druido” (liberIter). Con Editrice GDS ha pubblicato la quadrilogia fantasy “Hoenir il druido”.
Per Astro edizioni, ha pubblicato le parodie fantasy ispirate ai grandi classici italiani: “I promessi elfi” (2016), “La Divina Commedia 2.0” (2017), “Il Deka Merone. La leggenda del drago marrone” (2018).

Il Tempio della rosa si propone come una parodia in chiave fiabesca de Il nome della rosa di Umberto Eco, per introdurre i giovani lettori al mondo della grande letteratura.

Dopo un terribile cataclisma, il mondo lentamente ha ripreso a fiorire. Le parole di fratellanza e rispetto del profeta Glynis sono diventate religione ufficiale di tutto l’Impero Meridionale, ma sette di fanatici religiosi minacciano la pacifica convivenza. La religione Druidica, molto più antica di quella ufficiale, sopravvive e collabora con essa: nelle abbazie comunità di druidi si dedicano alla trascrizione di libri e alla loro custodia, facendo sopravvivere l’antico sapere.
L’Abbazia di Bled ospita una florida comunità, ma la sua quiete scompare quando diventa bersaglio di fanatici religiosi, secondo i quali il tempio sito nel monastero, e con esso l’intera biblioteca, andrebbe distrutto, perché dedicato a un culto eretico.
L’illustre sapiente William di Baskerlaand, accompagnato dal suo assistente Hudson da Melik, viene convocato all’abbazia per fare luce sulla questione definitivamente.
Alcuni amanuensi della biblioteca, però, spariscono senza lasciare traccia, e i misteri intorno all’abbazia di infittiscono.
Maestro William dovrà sbrigarsi a dipanare l’intricata matassa, il Tribunale dell’Inquisizione sta arrivando al monastero, e sarà pronto ad agire senza scrupoli.

La storia viene narrata in prima persona da Hudson da Melik, ormai anziano, per tramandare gli eventi di cui fu testimone in gioventù. Lettura scorrevole, consona ad un giovane pubblico, arricchita dalle illustrazioni di Rosaria Trivisonne.

Daniele Bello non è interessato, qui, a raccontare una storia nuova, piuttosto vuole proporre in modo diverso una storia già conosciuta, per avvicinare ad essa i giovani lettori e introdurli a concetti impegnativi che fanno realmente parte del nostro passato: l’Inquisizione, i roghi di libri, il desiderio di cancellare dalla storia vestigia di un passato che si contrappone a nuovi “valori” da imporre. Dinamiche che sorgono quando la follia sale al comando di un popolo.

Tra i due personaggi principali è ben caratterizzato il rapporto maestro-allievo nel quale tutti possiamo immedesimarci:

“Mio buon Hudson, è tutto il viaggio che ti insegno a riconoscere le tracce con cui il mondo ci parla come un grande libro: esso ci rivela non solo cose importanti, ma anche quelle più minute; e sta a noi riuscire a leggere le pagine di questo volume. Quasi mi vergogno a ripeterti quel che dovresti sapere, ormai.”

Le minuziose descrizioni degli ambienti ricalcano la maestria di Eco, e conferiscono all’intera storia quella magia che incollerà alle pagine i lettori.

Opera pensata per un pubblico da 12 anni in su.

di Valentina Becattini – Tuo Editor e…

“Il vigilante mascherato” di Aurora Drago

Il vigilante mascherato, Aurora Drago, Edizioni Il Viandante 2018, 93 pagine

FANTASY

 

Nata a Roma nel 2001, ama il Ciclo Bretone, la mitologia greca, egizia e nordica. Nel 2013 si classifica prima al concorso di poesia Scrivo anch’io della città di Fiumicino. Nel 2018 si classifica seconda ex equo alla tredicesima edizione del concorso di poesia dell’associazione culturale Enrico De Stefani, con una poesia dedicata al vuoto della mente e delle idee.
Il vigilante mascherato è il suo primo romanzo breve.

Narwain è un regno apparentemente ridente, dove la capitale Akhela si sviluppa con le sue contraddizioni sotto il governo del crudele Seth Feng, conosciuto come la Fenice Bianca, per la somiglianza con il suo animale da compagnia, Bennu, una imponente fenice.

Baelfire, o Fire, è un ragazzo orfano con strani poteri, adottato da un nobile di una famiglia tra le più influenti della città, tale Logan Royston, che lo educa secondo il suo stato sociale e che costruisce con lui un ottimo rapporto.
Vero amico di Fire è l’inseparabile Sören, affezionatissimo barbagianni che condivide con il padroncino un legame speciale:

“Lui e Sören erano uguali, entrambi abbandonati a loro stessi, lasciati ad affrontare il mondo da soli, costretti a lottare per la sopravvivenza.”

L’invito alla serata di gala al palazzo del governatore, impegno inderogabile, condurrà Fire, Sören e Logan nella tana del lupo, dove si riaccenderanno atavici rancori. Sarà inevitabile un conflitto dove Royal Noir, il Vigilante Mascherato, lotterà con tutte le sue forze per riportare la giustizia in un mondo corrotto.

Ogni capitolo è introdotto da strofe di brani musicali di diversi artisti contemporanei, come a suggerire un accompagnamento sonoro alle vicende narrate; inoltre disegni in bianco e nero realizzati a mano libera da Cristina Dumitru arricchiscono la narrazione, dando un volto ad alcuni personaggi. Questi elementi, insieme, rivelano il desidero dell’autrice di offrire un’esperienza di lettura multisensoriale, attenzione molto gradevole e sicuramente apprezzata soprattutto dai lettori giovani.

Alcuni flashback fanno conoscere al lettore il passato dei personaggi principali, arricchendoli dello spessore necessario per essere ben strutturati.

La chiave di lettura della storia è una ricerca costante del bene, schierandosi contro le ingiustizie, le oppressioni e le meschinità.

Aurora Drago ci propone il topos classico della lotta tra bene e male, vestendolo con la sua promettente fantasia, attraverso uno stile essenziale, accurato e per niente acerbo. Il ritmo è ben cadenzato sulle svolte principali della trama e dopo la fase descrittiva iniziale si passa all’azione dello scontro finale con un congruo crescendo di tensione.

Una storia che va dritta al punto, tanto da essere più simile a un racconto lungo che ad un romanzo breve. Unica pecca è che finisce subito.

di Valentina Becattini – Tuo Editor e…

“Lettere dal pianeta Terra” di Fair Bonet

Lettere dal pianeta Terra, Fair Bonet, Elison Publishing 2017, 115 pagine

New Wave

 

Fair Bonet è autore di “La Lupa e il Santo” (2019), romanzo dedicato al Piacenza Calcio.

In un futuro molto vicino la posta cartacea è stata definitivamente soppiantata da quella elettronica, le penne a sfera stanno per diventare oggetti introvabili, e gli Stati Uniti sono in guerra con la Colombia. Edward Stoner è un ex portalettere di New York, e come ultimo incarico dovrebbe portare al macero scatoloni di corrispondenza, ma decide di non farlo. Per uno come lui, un materiale, un fottuto, avido imbroglione, le lettere sono espedienti per arrivare a fine mese, ma sono anche molto più di semplici fogli imbrattati di inchiostro.

“In quel lampo elettrochimico erano concentrati battiti di cuori, sguardi, notti insonni e sudori di altri, divenuti all’improvviso suoi senza averli vissuti. Una materialità che trasudava spudoratamente di virtuale, una contraddizione che Ed non riusciva tuttavia a cogliere in quei momenti di sopraffazione tattile.”

Una lettera da scrivere è il desiderio di Willy, bambino di otto anni e amico di Ed, per comunicare con la madre che abita lontano.

La sua vita verrà stravolta dall’arrivo di Elizabeth Hannigan, in cerca di una lettera proveniente dalla Colombia, e dai Servizi Segreti, alla ricerca della stessa lettera.

Lo stile informale e diretto ben si coniuga con l’irriverenza del protagonista e con il suo sarcasmo facile, in perfetto stile americano.

“Il suo cuore sarebbe esploso disintegrandosi in mille pezzi che sarebbero precipitati fino in fondo ai suoi piedi. Con un calcetto avrebbe spostato quell’inutile mucchietto di frammenti rossi contro il muro del palazzo e se ne sarebbe tornato a casa sconsolato.”

Il ritmo pacato e lineare per gran parte del romanzo subisce un’impennata adrenalinica nel finale, dove un colpo di scena darà un significato diverso a l’intera storia.

L’epilogo a effetto sembra voler ricordare ai lettori l’importanza, nonostante tutto, di far sopravvivere i sogni.

“Lettere dal pianeta Terra” ha un unico neo: la lunghezza dei capitoli può appesantire la lettura. Per il resto un libro ben riuscito che soddisfa la ricerca di originalità.

di Valentina Becattini – Tuo Editor e…

“Giano – Specchio riflesso” di Renzo Ricci

Giano – Specchio riflesso, Renzo Ricci, Aracne Editrice 2019, 230 pagine

Giallo poliziesco introspettivo

 

Nato a Roma nel 1956, Renzo Ricci è autore di “Sole a mezzanotte” (2014) e “Malefica discendenza” (2016), i due romanzi che insieme a “Giano – specchio riflesso” costituiscono una trilogia.
La sua passione per viaggi e per gli enigmi criminosi gli hanno fatto guadagnare il soprannome di Tour-operator degli Omicidi, tanto la descrizione dell’ambientazione è veritiera.

A Budapest Lamberto Liverani, ormai stanco e claudicante, viene esaminato dal Gran Maestro Kostas per capire se ci siano possibilità di ammetterlo alla loggia massonica.
Mentre i loro dialoghi si susseguono, il commissario Claudio Berardi, incaricato dal Capo Procuratore di risolvere definitivamente il caso, convoca a Roma l’amico e ispettore Jorgen Eykenbrock; “rimettere in piedi una storia finita male” per Berardi sarà l’unica opportunità di riscatto dopo il fallimento. Per Eykenbrock, estromesso dalla polizia norvegese e caduto in depressione, sarà forse un’occasione per voltare finalmente pagina.
Alle indagini prenderà parte anche Ambra Naves, anche lei già conosciuta nel romanzo precedente, ma sarà con l’entrata in scena della sua amica Asante che l’intreccio si complicherà.

A differenza degli episodi precedenti, dove omicidi e indagini erano effettivamente il perno centrale della trama, stavolta l’elemento dominante è la ricerca introspettiva dei personaggi, che si interrogano costantemente sulla direzione da dare alla vita, quella vita che non fa sconti, come dal dialogo tra Asante e Ambra:

«Dovere, dovere, dovere. Sempre e solo dovere. Non abbiamo mai diritti in questa vita?»
«Che cosa vuoi che ti dica: i doveri ce li impongono, ce li troviamo alla nascita; i diritti ce li dobbiamo conquistare»

O ancora la vita in una società minacciata dall’ingiustizia, in una riflessione che Jorgen rivolge a Claudio:

«Un popolo diviso e addomesticato, costretto a vivere nella cultura dell’emergenza, a sopravvivere, non ha tempo per rivendicare i propri diritti. Quando nessuno avrà più fiducia nell’altro, i pochi al potere governeranno senza opposizione e rimarranno al comando senza ricambio. Così è più facile controllare.»

Fiducia, amicizia, ma anche desiderio di vendetta, che diventa ossessione, questi sono i motori che muovono la storia. Solitudine e ricerca dell’altro, stima e delusione, saranno riflessi opposti e uguali nello stesso specchio; lo specchio unico interlocutore di un fuggitivo che non si riconosce più.

La narrazione procede scorrevole, priva di elementi che appesantiscono.
I frequenti richiami alle vicende sviluppate nei libri precedenti rendono il lettore in grado di apprezzare la storia nella sua interezza pur senza aver letto gli altri episodi.

Il mistero e l’esoterico sono presenti, stavolta, nelle parole del professor Kostas: una lezione sulla musica e le sue frequenze, risultato di uno studio mirato dell’autore.

La tensione adrenalina e la suspense degli episodi precedenti lasciano qui maggiore spazio alle emozioni dense capaci di scuotere in profondità.

Giano, dio del principio e della fine, ribalterà i ruoli in un epilogo dove cacciatore e preda saranno volti della stessa testa.

di Valentina Becattini – Tuo Editor e…

 

Germogli letterari

Germogli letterari

Benvenuti in Germogli letterari, lo spazio dedicato alle opere di scrittori esordienti.

Care scrittrici e cari scrittori, non importa che abbiate pubblicato con una casa editrice o in autopubblicazione, in forma cartacea o digitale, avete lavorato sodo, questo è certo! E vi meritate finalmente un po’ di ristoro in buona compagnia all’ombra del giardino dove nuovi germogli letterari sbocciano in continuazione.

Leggere è l’imprescindibile punto di partenza per chi vuole comentarsi nella scrittura, per questo sono convinta che al di là di tutti i corsi di scrittura creativa (sicuramente utili) e di tutti i preziosi consigli da sperimentare di cui è pieno il web, spendere buona parte del tempo nella lettura di qualità resta il primo passo da compiere.

I classici della letteratura e gli autori affermati arricchiscono sicuramente il bagaglio di chi ha ambizioni letterarie (o di chi semplicemente vuole raccontare una storia in maniera efficace), ma è altrettanto utile leggere voci nuove e fresche, capaci di offrire spunti diversi e strategie attuali alle sfide che la scrittura pone da sempre.

Con letture di qualità intendo testi curati nel contenuto e nella forma. Ricordo ancora una volta l’importanza dell’editing e della revisione dei vostri manoscritti: quello che separa un manoscritto dal libro che può diventare è compreso lì, nello spazio che decidiamo di dedicare all’editing e alla revisione.

Definizione di editing

 

Da non confondere con la correzione di bozze, che riguarda la parte strutturale (errori grammaticali, ortografici e sintattici, refusi, errori di punteggiatura), l’editing è un intervento che serve a ripulire il contenuto del testo da tutti quegli elementi di disturbo che penalizzano lo stile dell’autore e arrivano, nel peggiore dei casi, a danneggiare lo sviluppo stesso della trama e la sua leggibilità. Incoerenze logiche o temporali nelle vicende narrate e contraddizioni nelle caratteristiche dei personaggi possono far perdere di credibilità la narrazione, provocando nel lettore un distacco e una demotivazione che possono rendere la lettura pesante e noiosa.

Per far sì che il lettore voglia continuare a leggere il nostro libro pagina dopo pagina è necessario non fargli percepire il peso della lettura, a meno che questo non sia un effetto voluto per appesantire determinate parti della trama.

L’editor ha il compito di individuare lo stile dell’autore e valorizzarlo, non deve assolutamente plasmarlo o modificarlo secondo il suo gusto personale. Il bravo editor cercherà di sostituire il meno possibile, e quando lo farà sarà in forma di consiglio, e spiegherà all’autore il motivo della sua scelta, così da portarlo ad apprendere come evitare quell’errore in futuro.

L’editor aiuta l’autore a scegliere consapevolmente come procedere nella scrittura, e mira a renderlo autonomo.

Se vuoi saperne di più clicca qui.

Adesso ho chiacchierato fin troppo, non ci resta che curiosare tra i germogli letterari.

di Valentina Becattini – Tuo Editor e…