Il Viaggio dell’Eroe: guida alla struttura narrativa più famosa (e come reinventarla)

Il Viaggio dell’Eroe: guida narrativa o cliché da evitare?

Il Viaggio dell’Eroe è una delle strutture più conosciute e utilizzate nella narrativa contemporanea. Ma è ancora un valido alleato per lo scrittore moderno o rischia di trasformarsi in una gabbia narrativa? In questo articolo analizziamo le sue origini, la sua evoluzione e come usarlo (o sovvertirlo) in modo efficace.

Le origini: Campbell e Vogler

Tutto parte da Joseph Campbell, mitologo e antropologo, che nel 1949 pubblica L’eroe dai mille volti, identificando il “monomito” comune a tutte le culture: una sequenza archetipica di eventi che l’eroe affronta nel suo cammino di trasformazione.

Christopher Vogler, negli anni ’90, semplifica e adatta il modello per Hollywood, creando una struttura in 12 tappe, divenuta la spina dorsale di moltissimi film e romanzi di successo:

  1. Mondo ordinario
  2. Chiamata all’avventura
  3. Rifiuto della chiamata
  4. Incontro con il mentore
  5. Attraversamento della prima soglia
  6. Prove, alleati e nemici
  7. Avvicinamento alla caverna più profonda
  8. Prova centrale
  9. Ricompensa
  10. Via del ritorno
  11. Resurrezione
  12. Ritorno con l’elisir

Perché funziona ancora

Il Viaggio dell’Eroe rispecchia un processo psicologico universale: l’evoluzione interiore. Dà struttura e ritmo alla narrazione, guida l’arco del personaggio e facilita l’identificazione del lettore.

Questa mappa narrativa permette di costruire storie solide, ricche di tensione e significato. Non a caso è ancora oggi utilizzata in ambito cinematografico, letterario e persino nel marketing narrativo.

Quando diventa un cliché

Se applicata in modo meccanico, questa struttura rischia di produrre storie prevedibili e personaggi stereotipati. Molte narrazioni contemporanee sembrano variazioni dello stesso schema, impoverendo la varietà narrativa.

Il rischio è soprattutto nella ripetizione degli archetipi senza reinterpretazione: il mentore saggio, l’antagonista oscuro, l’eroe riluttante… tutti già visti e prevedibili.

Come innovare il Viaggio dell’Eroe

Molti autori moderni giocano con la struttura per rinnovarla:

  • Cambiando il protagonista: l’eroe può essere un’antagonista, una figura marginale o collettiva.
  • Spostando il focus: il viaggio diventa interiore, simbolico, oppure collettivo.
  • Rimescolando le tappe: l’ordine può essere alterato o alcune fasi omesse.
  • Usando generi alternativi: dal realismo magico alla speculative fiction.

Esempi notevoli includono Mad Max: Fury Road (eroe passivo, co-protagonista attivo), Everything Everywhere All At Once (viaggio frammentato e multiversale), o romanzi come Circe di Madeline Miller, dove l’epica diventa intima.

Consigli pratici per scrittori

  • Parti dalla struttura, ma non farti dominare: usala come bussola, non come prigione.
  • Chiediti: “Che tipo di trasformazione affronta il mio personaggio?”
  • Gioca con le aspettative del lettore: sovverti archetipi e tappe classiche.
  • Integra il contesto culturale: non tutti i viaggi devono essere occidentali.

Conclusione

Il Viaggio dell’Eroe resta un potente strumento narrativo, ma va usato con consapevolezza. In un panorama sempre più vario e complesso, ciò che conta è la voce dell’autore e la verità emotiva del personaggio. Che tu scelga di seguirlo, reinventarlo o evitarlo, ricorda: ogni storia è un viaggio. E ogni scrittore è, a suo modo, un eroe.


Valentina Becattini – Tuo Editor e…

Scegliere il punto di vista: la voce giusta per raccontare la tua storia

 

Hai mai pensato a chi sta raccontando davvero la tua storia? Non è una domanda banale: la scelta del punto di vista narrativo può fare la differenza tra un romanzo che vibra di vita e uno che rimane distante, asettico.
Il punto di vista (o POV – Point of View) non è solo una questione tecnica, ma una decisione stilistica e strategica, capace di determinare l’intimità, la tensione e il coinvolgimento emotivo del lettore.

Vediamo insieme le principali opzioni narrative – prima, seconda e terza persona – con vantaggi e limiti (anche per il lettore) e consigli su come sceglierle.


PRIMA PERSONA: “Io” sono la storia

La prima persona ci mette nei panni del protagonista, con uno sguardo filtrato dal suo vissuto, dai suoi pensieri e pregiudizi. È come leggere un diario, o ascoltare una confidenza.

Vantaggi:

  • Immersione totale nella psiche del personaggio

  • Tono autentico, personale, spesso riconoscibile e memorabile

Svantaggi:

  • Conoscenza limitata ai fatti noti al narratore

  • Rischio di monotonia se il personaggio non ha una voce forte

Esempio classico:
📘 “Chiamatemi Ismaele.”Moby Dick, H. Melville
Esempio moderno:
📗 “Mi chiamo Rachel. Ogni mattina prendo lo stesso treno.”La ragazza del treno, Paula Hawkins

Quando usarla:
Perfetta per romanzi psicologici, thriller, young adult, romanzi di formazione.

Consiglio: La prima persona è potente solo se il personaggio ha una voce originale. Non basta dire “Io”, serve avere qualcosa da dire in modo unico.


 SECONDA PERSONA: “Tu” sei il protagonista

Rara, audace, spesso riservata alla sperimentazione, la seconda persona chiama in causa direttamente il lettore, facendolo sentire protagonista attivo.

Vantaggi:

  • Coinvolgimento immediato e insolito

  • Sensazione immersiva, quasi da videogioco o diario interattivo

Svantaggi:

  • Difficile da sostenere su un romanzo intero

  • Può risultare forzata o innaturale

Esempio:
📘 “Ti svegli nella stanza sbagliata. C’è odore di fumo, ma non ricordi dove sei.”
Questo tipo di POV è stato usato in narrativa sperimentale (Italo Calvino, Jay McInerney) e nei racconti librogame (Scegli la tua avventura).

Quando usarla:
Ideale per racconti brevi, thriller psicologici, romanzi interattivi, scrittura sperimentale.

Consiglio: Usala se vuoi creare un legame diretto e disturbante tra lettore e storia. Ottima per storie che giocano con l’identità o la percezione.


 TERZA PERSONA LIMITATA: lui/lei… ma dentro la sua testa

Una delle forme più diffuse. Il narratore è esterno, ma entra nella testa di un personaggio alla volta, mostrando il mondo dal suo punto di vista.

Vantaggi:

  • Equilibrio tra vicinanza emotiva e visione esterna

  • Permette introspezione, senza perdere la struttura narrativa classica

Svantaggi:

  • Limitata a ciò che un solo personaggio sa o percepisce

  • Cambiare POV richiede una gestione attenta e coerenza

Esempio:
📘 “Elena guardò fuori dalla finestra, ignorando il cellulare che continuava a vibrare sul tavolo.”

Quando usarla:
Ottima per narrativa contemporanea, romance, gialli, fantasy focalizzati su un eroe.

Consiglio: Scegli un punto di vista per scena. Non saltare da una mente all’altra senza una cesura chiara.

 TERZA PERSONA ONNISCIENTE: lo sguardo dall’alto

Qui il narratore sa tutto: pensieri, emozioni, retroscena, eventi futuri. È un narratore “Dio”, che guida la storia dall’alto, con una voce che può essere anche molto presente.

Vantaggi:

  • Ampiezza narrativa e profondità

  • Possibilità di saltare tra luoghi, personaggi, piani temporali

Svantaggi:

  • Minore immedesimazione

  • Rischio di spiegare troppo (telling > showing)

Esempio:
📘 “Giorgio non sapeva ancora che quella sera avrebbe cambiato la sua vita. Ma Francesca, a pochi chilometri di distanza, stava già scrivendo il loro destino.”

Quando usarla:
Adatta a romanzi storici, saghe familiari, epopee corali, narrativa classica.

Consiglio: Mantieni una voce narrante coerente e forte, quasi autoriale. L’onniscienza va dosata con eleganza.


 VARIANTI E SPERIMENTAZIONI

Non esiste una regola fissa. Puoi:

  • Alternare prima persona multipla (es. thriller con più voci)

  • Usare un narratore non affidabile, che mente al lettore (vedi Fight Club)

  • Mescolare POV e tempi verbali, ma con criteri chiari e coerenza stilistica


✍️ ESERCIZIO PRATICO PER SCRITTORI

Prendi una breve scena (un litigio, un incontro, una scoperta) e riscrivila in:

  1. Prima persona

  2. Terza persona limitata

  3. Terza persona onnisciente

Confronta le tre versioni. Quale ti permette di dire di più, e quale coinvolge di più? Il punto di vista è anche un modo per capire chi ha davvero voce nella tua storia.


Conclusione: Chi racconta la tua storia?

Non esiste una scelta giusta in assoluto, ma c’è sempre un punto di vista più adatto al tipo di storia, tono e messaggio che vuoi trasmettere.
Fermati a riflettere: Chi è la voce più autentica per raccontare questa storia? La risposta potrebbe sorprenderti — e cambiare tutto.

Valentina Becattini – Tuo Editor e…

Struttura narrativa: i principali modelli per costruire una storia solida

Una buona storia non nasce mai per caso. Dietro ogni racconto avvincente, ogni romanzo indimenticabile o sceneggiatura di successo, si cela una struttura ben congegnata. Conoscere i principali modelli narrativi significa dotarsi di strumenti potenti per guidare l’immaginazione, gestire il ritmo e mantenere alta l’attenzione del lettore. In questo articolo esploriamo alcune delle strutture narrative più efficaci: dal classico viaggio dell’eroe alla flessibilità dell’inizio in medias res.


1. Il Viaggio dell’Eroe (The Hero’s Journey)

Reso celebre da Joseph Campbell nel suo saggio L’eroe dai mille volti e successivamente adattato da Christopher Vogler per il cinema, il viaggio dell’eroe è un modello universale, riconoscibile in miti, fiabe e film di successo.

Fasi principali:

I Mondo ordinario: il protagonista vive una routine.

II Chiamata all’avventura: un evento rompe l’equilibrio.

III Rifiuto della chiamata e incontro con il mentore.

IV Attraversamento della soglia: l’eroe entra nel mondo straordinario.

V Prove, alleati, nemici, fino alla prova centrale.

VI Ricompensa, ritorno con l’elisir, e trasformazione.

Ideale per: fantasy, fantascienza, narrativa epica, romanzi di formazione.


2. La Struttura in Tre Atti

Questa è forse la struttura più diffusa nel cinema e nella narrativa contemporanea. Semplice ma efficace, suddivide la storia in tre blocchi narrativi:

Primo Atto – Introduzione: presentazione dei personaggi, setting, conflitto iniziale.

Secondo Atto – Conflitto: sviluppo del problema, ostacoli crescenti, svolta centrale.

Terzo Atto – Risoluzione: climax e scioglimento.

Il secondo atto, spesso il più difficile da gestire, rappresenta circa il 50% dell’intera narrazione.

Ideale per: thriller, commedie romantiche, drammi psicologici.


3. In Medias Res

Dal latino “nel mezzo delle cose”, questo approccio consiste nell’iniziare la storia direttamente nel vivo dell’azione. I dettagli su passato e motivazioni vengono rivelati gradualmente, tramite flashback o dialoghi.

Vantaggi: cattura subito l’attenzione, crea suspense, stimola la curiosità.
Sfida: richiede una gestione precisa delle informazioni per evitare confusione.

Ideale per: noir, gialli, romanzi d’azione, narrativa sperimentale.


4. La Spirale o Struttura Circolare

Invece della classica linea retta (inizio, sviluppo, fine), questa struttura propone un ritorno ciclico: il personaggio torna al punto di partenza, ma trasformato. L’esempio perfetto è Il Piccolo Principe, ma anche molti romanzi psicologici o di crescita personale usano questa tecnica.

Ideale per: narrativa introspettiva, racconti esistenziali, storie con forti elementi simbolici.


5. La Struttura a Frammenti / Non lineare

Sempre più utilizzata nella narrativa contemporanea, questa struttura rompe la linearità temporale, alternando tempi, punti di vista o persino generi narrativi.

Ideale per: romanzi postmoderni, memoir, storie corali, letteratura sperimentale.


Conclusione

Non esiste una “struttura perfetta” valida per ogni storia, ma conoscere i modelli narrativi principali ti permette di scegliere consapevolmente l’architettura migliore per il tuo racconto. Una struttura solida è come uno scheletro ben formato: sostiene la narrazione, le dà equilibrio e libertà di muoversi senza crollare.

Consiglio finale: prendi ispirazione dai modelli, ma non restarne prigioniero. A volte, una grande storia nasce proprio dalla rottura delle regole — purché tu sappia bene quali stai rompendo.

Valentina Becattini – Tuo Editor e…

Gli errori mentali più comuni di chi scrive (e come superarli)

 

Scrivere un romanzo non è solo questione di tecnica. È anche — e forse soprattutto — una questione di mentalità.

L’approccio con cui affronti la scrittura può fare la differenza tra mollare alla seconda pagina o arrivare fino in fondo con entusiasmo.

Andiamo a scoprire alcuni errori frequenti nell’approccio alla scrittura (e come evitarli).

1. Voler scrivere perfettamente al primo colpo

Errore mentale: pensare che la prima stesura debba essere impeccabile.
Perché è un problema: crea ansia da prestazione e blocca la creatività.

Come superarlo:

  • Ricorda: scrivere bene significa riscrivere.
  • Dai il permesso alla prima bozza di essere disordinata.
  • Nessun libro nasce già finito.

2. Confrontarsi (male) con gli altri

Errore mentale: guardare chi ha pubblicato 10 libri e pensare “non sarò mai così”.
Perché è un problema: ti paralizza, ti svaluta, ti fa dimenticare che ogni scrittore ha un percorso unico.

Come superarlo:

  • Confrontati per ispirarti, non per giudicarti.
  • Guarda al tuo cammino, non alla vetta degli altri.
  • Ogni autore che ammiri è passato dalle prime pagine traballanti.

3. Avere aspettative irrealistiche

Errore mentale: pensare che basti scrivere per ricevere consensi, follower, contratti.
Perché è un problema: ti delude, ti fa mollare, genera frustrazione.

Come superarlo:

  • Scrivi perché hai qualcosa da dire, non per ottenere qualcosa.
  • Impara a goderti il processo, non solo il risultato.
  • I successi arrivano, ma servono tempo, costanza e pazienza.

4. Rinunciare alla disciplina (aspettare l’ispirazione)

Errore mentale: credere che si possa scrivere solo quando arriva la musa.
Perché è un problema: se aspetti l’ispirazione, potresti non scrivere mai.

Come superarlo:

  • Tratta la scrittura come un allenamento: regolare, non perfetto.
  • Anche dieci righe al giorno contano.
  • L’ispirazione spesso arriva mentre scrivi, non prima.

5. Paura del giudizio (eccessiva autocensura)

Errore mentale: pensare “ma cosa diranno gli altri se leggono questo?”
Perché è un problema: scrivi con il freno tirato, perdi autenticà.

Come superarlo:

  • Ricorda: non puoi piacere a tutti (e va bene così).
  • Scrivi prima per te, poi per gli altri.
  • Il coraggio di essere onesti batte sempre la perfezione finta.

6. Credere che scrivere significhi farlo da soli

Errore mentale: pensare che uno scrittore debba fare tutto da sé.
Perché è un problema: ti isola, ti appesantisce, ti priva di feedback utili.

Come superarlo:

  • Confrontati con altri scrittori, editor, lettori beta.
  • Accetta il confronto come occasione di crescita, non di giudizio.
  • Nessun libro è mai davvero “solo” di chi lo scrive.

In conclusione

Scrivere è un atto creativo, ma anche una pratica mentale ed emotiva.
Riconoscere i propri automatismi e imparare ad affrontarli con consapevolezza è il primo passo per diventare scrittori più liberi, forti e autentici.

Serve un confronto esterno sul tuo progetto?
Vuoi un parere sincero sul tuo romanzo, o una guida per scrivere con più sicurezza?

Valentina Becattini – Tuo Editor e…

Gli errori più comuni nei manoscritti (e come evitarli)

Scrivere un romanzo è un viaggio affascinante… ma disseminato di trappole.
A volte basta un dettaglio fuori posto per far perdere il ritmo, la credibilità o — peggio — l’interesse del lettore.

In questo articolo vediamo insieme alcuni errori frequenti nei manoscritti degli esordienti (e non solo) e qualche trucco per evitarli. Parliamo gdell’aspetto tecnico della scrittura, ma affronteremo (in un altro articolo) anche l’impostazione mentale dello scrittore, altrettanto importante per il successo della storia narrata.


1. Inizi poco coinvolgenti

Quante volte ti è capitato di leggere un incipit pieno di descrizioni, spiegazioni o premesse? Il rischio è che il lettore molli il libro prima ancora di incontrare i personaggi.

Cosa fare:

  • Parti da una scena interessante o da un momento di svolta.

  • Mostra subito il protagonista in azione.

  • Rimanda le spiegazioni: il lettore le scoprirà strada facendo.


2. Spiegazioni troppo lunghe (infodump)

Quando l’autore vuole “spiegare tutto”, spesso finisce per spegnere la curiosità.
Le informazioni servono, sì, ma vanno dosate come spezie: un pizzico per volta.

Come migliorare:

  • Inserisci i dettagli nel flusso della storia, senza bloccarla.

  • Affida le informazioni ai dialoghi o ai pensieri del protagonista.

  • Se ti chiedi “sto spiegando troppo?”, la risposta è quasi sempre: sì.


3. Dialoghi poco naturali

Un dialogo forzato suona come una recita scolastica. E il lettore lo capisce alla prima battuta.

Consigli utili:

  • Leggi i dialoghi ad alta voce: suonano veri?

  • Evita frasi in cui i personaggi si spiegano cose che già sanno.

  • Taglia i giri di parole: la gente, nella realtà, parla semplice.


4. Personaggi poco credibili

Stereotipi, figurine piatte, personaggi che sembrano fotocopiati da altri romanzi… tutto questo uccide l’interesse emotivo.

Come evitarlo:

  • Chiediti: cosa vuole davvero questo personaggio? E cosa teme?

  • Aggiungi difetti, contraddizioni, dubbi.

  • Fai in modo che cambi nel corso della storia.


5. Descrizioni troppo lunghe (o troppo brevi)

Le descrizioni servono a far vedere, sentire, toccare la storia.
Ma se diventano eccessive, rallentano. Se mancano del tutto, confondono.

Trova un equilibrio:

  • Usa i cinque sensi per rendere la scena vivida.

  • Concentrati su pochi dettagli significativi.

  • Alterna descrizione e azione per mantenere il ritmo.


6. Confusione nel punto di vista

Saltare da una testa all’altra senza avvisare è come cambiare guida in corsa: il lettore si disorienta.

Come gestirlo bene:

  • Scegli se scrivere in prima o terza persona (e con quale profondità).

  • Se cambi punto di vista, segnalalo chiaramente (nuovo paragrafo o capitolo).

  • Mantieni la coerenza all’interno della scena.


7. Troppi aggettivi e avverbi

“Corse velocemente” può diventare “schizzò fuori”.
Meno parole, più impatto.

Semplifica:

  • Usa verbi forti e precisi.

  • Riduci gli aggettivi: meglio uno azzeccato che tre generici.

  • Vai dritto al punto.


8. Finali affrettati o deboli

Hai scritto tutto il romanzo e poi… puff! Tutto si conclude in cinque righe. Un vero peccato.

Cosa tenere a mente:

  • Chiudi tutte le trame principali (non lasciarle evaporare).

  • Non correre: prenditi il tempo per un finale degno.

  • Punta a lasciare una sensazione forte nel lettore, anche dopo l’ultima pagina.


In conclusione

Scrivere bene significa riscrivere.
La prima stesura serve per buttare giù la storia, ma è con la revisione che il testo prende davvero forma.
Impara a rileggerti, a tagliare, a limare, a riscrivere con coraggio.
E — se puoi — fatti aiutare da occhi esterni: spesso vedono quello che a te sfugge.

Se stai scrivendo un romanzo (o l’hai appena finito) e vuoi un parere professionale, sincero e costruttivo, posso aiutarti.